Che cos’è l’aprassia?

Per aprassia si intende un deficit dell’elaborazione motoria, che si verifica specificatamente durante l’esecuzione intenzionale di un movimento finalizzato.
Negli individui destrimani l’aprassia si osserva prevalentemente in seguito a lesioni dell’emisfero sinistro e interessa entrambi gli arti. Il fatto che spesso coesitono i disturbi aprassi con quelli afasici, è riconducibile alla contiguità anatomica delle aree cerebrali dell’emisfero sinistro che sottengono il linguaggio e la prassia.
Le aprassie si possono distinguere in relazione al distretto corporeo interessato, per cui si parla di aprassia bucco-facciale, aprassia del tronco e aprassia degli arti.
Considerato l’impatto sulle abiltà della vita quotidiana e sulla qualità della vita in generale, in questa sede approfondiremo la forma più studiata, ovvero l’aprassia degli arti.

Un’altra importante classificazione viene fatta tra aprassia ideativa e aprassia ideomotoria. La forma ideativa, comporta una riduzione della capacità di utilizzare oggetti di uso comune, sia singolarmente (spazzolino da denti) e sia in sequenza (accendere una candela servendosi di un fiammifero). Oltre alla riduzione della capacità di utilizzare oggetti, i pazienti con AI hanno difficoltà anche nel mimarne l’uso, su presentazione visiva o su comando verbale. Pazienti con deficit aprassico ideativo hanno prevalentemente lesioni posteriori dell’emisfero sinistro (temporale-parietale-occipitale), in particolare la corteccia parietale posteriore. Questa forma di aprassia è spesso conseguente a lesioni vascolari focali, o può manifestarsi selettivamente nelle demenze.
In caso di aprassia ideomotoria, il paziente dopo aver ideato correttamente un piano per l’azione potrebbe non riuscire a matterlo in pratica. Una delle modalità d’indagine prevede l’imitazione del gesto presentato dall’esaminatore. In quel caso si potrebbero osservare errori come: perseverazioni, elementi estranei al gesto, sostituzioni, deficit nella succssione, gesti goffi e conduite d’approche. Il deficit ideomotorio consegue a lesioni della corteccia (emisferica sinistra) parietale inferiore, di quella premotoria laterale e del corpo calloso (in quest’ultimo caso interessa solo la mano non dominante). Lesioni anteriori sembrano comportare riduzione di imitazione della configurazione delle dita, mentre lesioni posteriori investirebbero solo l’imitazione delle posture della mano.
La valutazione e riabiltiazione di questo disturbo, sono processi molto articolati e complessi che richiedono conoscenze e strumenti specifici. Contattami per saperne di più.

Bibliografia utile

Cattellani R. Neuropsicologia delle sindromi post-traumatiche. Raffaello Cortina Editore, 2006.

La riabilitazione Neuropsicologica. Mazzucchi. (2011).

Manuale di Neuropsicologia. Vallar, Papagno. Il Mulino (2011).

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