Quali sono le conseguenze dell’ictus?

L’ictus o stroke costituisce la terza causa di disabilità a livello mondiale e la prima causa di disabilità negli anziani. Nel nostro Paese, il numero di soggetti che hanno avuto un ictus e sono sopravvissuti, con esiti più o meno invalidanti, è pari a circa 913.000 casi.
Le conseguenze più evidenti, per la maggior parte delle persone, sono i deficit motori. Frequentemente, infatti, a causa di meccanismi fisiologici ben conosciuti, la persona presenta difficoltà motorie agli arti controlaterali alla zona cerebrale che ha subito il danno. Tuttavia, la compromissione del movimento non è l’unica conseguenza di questa patologia.
I deficit cognitivi post-ictus sono molto frequenti e rappresentano un fattore associato alla disabilità , all’istituzionalizzazione e ai costi di cura. Inoltre, sono associati a una riduzione della qualità della vita e riducono la possibilità di rientro a lavoro.
Tutte le funzioni cognitive possono essere colpite dopo un ictus e la loro valutazione è importante per diversi motivi. Infatti, la valutazione delle funzioni cognitive, consente di individuare precocemente la priorità riabilitativa portando a una migliore prognosi rispetto al rientro a casa e al ritorno in ambiente lavorativo. Disturbi neuropsicologici quali afasia, anosognosia, neglect, disturbi di memoria e delle funzioni esecutive sono molto frequenti e la loro valutazione richiede competenze specifiche e utilizzo di strumenti appositamente validati.

L’Oxford Cognitive Screen (OCS) è il gold standard per la valutazione cognitiva post-ictus.

La demenza vascolare rappresenta la seconda più frequente forma di decadimento cognitivo cronico. Alcune evidenze sostengono che vi sia una correlazione tra la gravità dei deficit cognitivi in fase acuta (subito dopo l’ictus) e la probabilità di sviluppare demenza. Difatti, i pazienti con grave compromissione cognitiva hanno possibilità maggiori di sviluppare demenza rispetto a soggetti con disturbi lievi. Tuttavia, a causa della grande variabilità, sia eziologica sia anatomica delle aree cerebrali coinvolte, è molto difficile stabilire un profilo neuropsicologico che possa essere considerato tipico della demenza vascolare. Numerosi studi, hanno tuttavia identificato dal confronto con pazienti affetti da malattia di Alzheimer, alcune caratteristiche neuropsicologiche che sembrano essere peculiari dei pazienti con demenza vascolare. I deficit cognitivi nella demenza vascolare sono molto più variabili rispetto alla malattia di Alzheimer e sono altamente dipendenti dai substrati neurali coinvolti dalla patologia vascolare. Rispetto alla demenza di tipo Alzheimer, in quella a eziologia vascolare, l’esordio è solitamente improvviso ed è caratteristica la distribuzione a “mosaico” dei vari deficit, per l’ineguale e variabile compromissione dei territori di irrorazione delle regioni cerebrali. Inoltre, si verifica un tipico deterioramento a “gradini”, in cui a fasi di improvvisa e acuta caduta della performance cognitiva, fanno seguito periodi di relativa stabilizzazione del quadro clinico.
Oltre alle conseguenze motorie e cognitive, frequentemente dopo un ictus si presentano episodi depressivi e disturbi d’ansia.
Quanto detto, rimanda all’importanza della valutazione neuropsicologica, ovvero quell’insieme di conoscenze e metodologia che consente di prendere in carico la persona nella sua totalità fisica, cognitiva e psichica.
Ricordate che è un vostro diritto ricevere prestazioni di alta qualità che soltanto professionisti con un adeguato percorso di studio possono garantire.

Bibliografia consultata

– Amenta, F. Malattia cerebrovascolare e deficit cognitivi. Copyright 2009 Wolters Kluver Health Italy Ltd. Pag: 3-25-193.

− Brien JT, Thomas A. Vascular dementia. Lancet (2015). Vol. 386: 1700. –

– Burton L and Tyson SF. Screening for cognitive impairment after stroke: A systematic review of psychometric properties and clinical utility. J Rehabil Med. (2015). Vol. 47: 193–203.


– SPREAD, Stroke Prevention And Educational Awareness Diffusion (linee guida italiane di prevenzione e trattamento).VIII Ed. Pag. 39-40- 147-155. Forward 20, 2017.